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Giuseppe Pasta

Presidente della Missione Italiana di Roma (1/7/1988 - 1/7/1990)
Direttore del Consiglio Nazionale delle Relazioni Pubbliche

Pres.
Giuseppe Pasta

La mia testimonianza

Ero un giovane studente torinese. Appartenevo a una tradizionale famiglia cattolica. Avevo due zie suore e uno zio che aveva fatto i suoi studi nel seminario di Giaveno presso Torino. Lo lasciò poco prima di impegnarsi con i voti ecclesiastici. In seguito si sposò e divenne un ottimo padre di famiglia e continua tuttora a vivere in modo attivo il suo cristianesimo.

     Io andavo regolarmente in chiesa più per tradizione familiare e consolidata abitudine che per convizione personale. Quando mi trovai ad affrontare seriamente l'argomento "religione" con alcuni miei compagni che si professavano atei o agnostici, mi accorsi che non avevo elementi per potermi confrontare o per sostenere la mia fede.

     Decisi allora di affrontare seriamente questo argomento e mi rivolsi ad un bravo sacerdote dell'oratorio della mia parrocchia. Questo saggio uomo mi rivolse subito la domanda se conoscevo la Bibbia. Gli risposi onestamente che non l'avevo mai letta tutta, salvo brevi racconti o capitoli tratti dalle omelie domenicali. Mi propose di studiarla insieme. Accettai di buon grado e incominciai.

     Man mano che lo studio sistematico e approfondito procedeva io mi sentivo sempre più attratto dalla Parola di Dio, dalla liturgia e dalla vita attiva in seno alla mia parrocchia e al suo circolo giovanile salesiano. Non tardò molto che fui chiamato a rivestire l'incarico di presidente di questo circolo e della GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica) locale. In questo incarico ebbi modo di conoscere da vicino il Cardinale Michele Pellegrino, mio arcivescovo. Lo studio delle Scritture prendeva intanto gran parte del mio tempo e man mano che procedevo nella conoscenza dell'ambiente ecclesiastico maturava in me il desiderio di diventare sacerdote. I mei genitori non vedevano di buon occhio questo desiderio, ma io continuai a sondare l'ambiente e le varie possibilità, sostenuto dall'appoggio dei miei direttori spirituali.

     Eravamo all'epoca del Concilio Ecumenico Vaticano II. Papa Giovanni invitava i laici a conoscere meglio le Scritture e... i fratelli separati. Io accolsi questo invito e mi misi a studiare le altre confessioni religiose e le filosofie orientali. Studiavo e pregavo per non commettere errori. Ogni mattina mi avvicinavo al Sacramento dell'Eucarestia per ottenere luce, conoscenza e guida, al fine di prendere una decisione giusta in merito al futuro della mia vita.

     Frequentai molti circoli teosofici e esoterici, conobbi parecchie filosofie orientali e studiai un po' l'induismo, il buddismo, l'islamismo. Conobbi tantissime persone mentre continuavo a pregare e a fare la Comunione per non essere deviato nella mia ricerca. Nel contempo pregavo anche Iddio perché mi facesse sapere con chiarezza cosa volesse da me. La risposta chiara non arrivava mai. Pensai di non esserne degno a causa della mia possibile mancanza di umiltà. Scelsi allora un'attività caritativa che mi coinvolgesse nel volontariato a favore di chi soffre. Mi recai al "Cottolengo" di Torino dove mi affiancai per un po' di tempo a quei bravi fratelli cottolenghini. Arrivai ad offrire segretamente la mia disponibilità totale al Signore in quello stesso luogo per tutto il resto della mia vita, se soltanto Lui me lo avesse fatto capire con chiarezza.

     Una domenica pomeriggio, dopo il mio servizio presso i ricoverati di quell'istituto, passeggiando per le vie di Torino incontrai alcuni missionari mormoni. Parlai con essi e chiesi loro cosa fosse questa chiesa di cui portavano il messaggio. Mi accennarono gentilmente alcune dottrine e mi dettero il Libro di Mormon da leggere. Lo accettai incuriosito, ma senza dare loro eccessivo credito in quanto pensavo che quella fosse una chiesa non molto diversa fra le tante che ormai conoscevo.

     Iniziai tuttavia, molto scetticamente, la lettura di questo libro. Nel frattempo continuavo a pregare il Signore per sapere se quello che stavo scoprendo provenisse da Dio o dal diavolo. Percepii chiaramente che non proveniva dall'avversario, così continuai seriamente e serenamente il mio studio, frequentando le riunioni domenicali di questa nuova chiesa e ponendo molteplici domande ai missionari. Cercavo di demolire le loro dottrine, inceve con molta semplicità trovai una risposta logica e chiara a tutti i miei interrogativi.

     Dopo ben cinque mesi, quando mi resi conto di avere trovato la risposta a tutte le mie domande e la serenità che cercavo, accettai di unirmi alla Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni tramite il battesimo per immersione.

     Ovviamente la mia decisione creò parecchio scalpore. Fui convocato in seno alla comunità salesiana e i parrocchiani fecero addirittura una petizione con centinaia di firme affinché "tornassi all'ovile". Fui portato a colloquio dal Cardinale Pellegrino per definire se la mia conversione fosse sincera o soltanto frutto di una momentanea infatuazione o smarrimento. Padre Pellegrino fu, come al solito, molto saggio e paterno e non mi condannò affatto. Mi chiese soltanto se ero ben sicuro del passo che avevo fatto. Monsignor Cuniberto, suo segretario, mi rivolse poi la stessa domanda alla quale risposi affermativamente con umiltà, ma con fermezza. Riscontrando la mia sincerità e la mia determinazione mi disse con affetto: "sì, allora continua!".

     A chi potrebbe accusarmi di avere tradito la mia religione io dico semplicemente che non ho mai rinnegato i buoni insegnamenti che mi furono impartiti in seno alla Chiesa Cattolica, ma che ho cercato unicamente e onestamente di perfezionare la mia fede e che credo di esserci riuscito. Molti non hanno capito questa scelta, ciononostante io ho sempre preferito affrontare l'incomprensione, l'intolleranza, la persecuzione psicologica, pur di non compromettermi di fronte alla mia coscienza.

     Nel portare la propria testimonianza del Vangelo si può dire "Io credo", oppure "Io so". Questa seconda affermazione deriva non soltanto dall'ascolto di qualcuno che ci ha portato un messaggio, ma dall'impegno personale di esserci inginocchiati a pregare dopo esserci messi nella condizione ideale per ricevere la risposta: lo sforzo totale di cercare di vivere completamente tutti i Comandamenti della Legge di Dio. Dopo questa premessa la risposta arriva, in modo chiaro e inequivocabile, tramite il potere dello Spirito Santo. Questa risposta io l'ho ricevuta e ne porto umilmente solenne testimonianza. Sì, io so che Dio vive, che Gesù è il Cristo, e che lo Spirito Santo è Signore e dà la Vita! Porto testimonianza che la Chiesa di Gesù Cristo è stata riportata sulla terra nella sua totale integrità da un servo del Signore: Joseph Smith junior. Eglì è il primo profeta di quest'ultima dispensazione della Pienezza dei Tempi. Il Libro di Mormon fu da lui scoperto e tradotto tramite il potere divino. Questo libro è il resoconto della storia che "è storia", di ebrei che molti secoli prima di Cristo emigrarono dal vecchio continente (la Palestina), per approdare nel nuovo continente americano. I loro discendenti sono parte di quel popolo che noi identifichiamo come "indiani americani". Nel libro si raccontano tutte le loro vicissitudini, le loro guerre, le loro esperienze spirituali, le visite che ricevettero da parte di messaggeri celesti, fra cui quella di Gesù Cristo che dopo il Suo ministero in Palestina visitò "altre pecore" che non erano di quell'ovile. (V. Giov. 10:16). Il Libro di Mormon è una scrittura sacra che si affianca alla Bibbia, ne conferma il contenuto e porta ulteriore testimonianza che Gesù è il Cristo.

     Sì, io so che tutto questo è vero, sacrosantamente vero e lo dico con assoluta certezza, nel nome di Gesù Cristo. Amen.



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